Frankenstein di Mary Shelley

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Dopo giorni e notti di lavoro e fatica incredibili, ero riuscito a scoprire la causa della generazione della vita, non solo: ero divenuto capace di animare la materia inerte.

In questi giorni ricorre l’anniversario della nascita di Mary Shelley (30 agosto del 1797), scrittrice, saggista e filosofa britannica. La più nota delle sue opere è Frankenstein, che avevo in lista da tantissimo tempo ma non avevo ancora letto. Così, è giunto anche per me il momento di scoprire l’avventurosa storia scritta da questa famosa autrice e di coglierne le più belle sfaccettature.
Interessante è stato scoprire che l’idea le venne in una notte d’estate mentre era ospite in una villa sul lago di Ginevra insieme ad altre persone che si raccontavano leggende e storie misteriose. Ognuno di loro fu invitato a scrivere un racconto dell’orrore da leggere nelle sere successive e così Mary Shelley ebbe l’idea di quello che viene ricordato come il romanzo del moderno Prometeo. Già questo aneddoto sulla nascita dell’idea mi ha incuriosita, la trama mi ha coinvolta dall’inizio alla fine apprezzando anche lo stile, il linguaggio fluido e accattivante ancora oggi.
Frankenstein al contrario di quanto si possa credere non è un racconto dell’orrore. Ha tinte grigie, melanconiche ma più per la storia raccontata che coinvolge i personaggi che per le immagini che suscita. Lo stesso protagonista Victor Frankenstein non è la nota creatura ma il nome di colui che gli ha dato la vita.
È lui che racconta in prima persona quanto ha vissuto, cosa ha compiuto e il destino di sofferenza che lo ha segnato. Si racconta tramite le confessioni al suo interlocutore: il capitano Robert Walton.

Walton scrivere alla sorella per raccontarle di una sua missione al polo Nord. In questo viaggio incontra Frankenstein che proviene da un’agiata famiglia svizzera che gli ha garantito un’infanzia serena e un’adolescenza felice, indirizzandolo sulla strada degli studi scientifici, intesi come strumento per indagare e migliorare la realtà. Si iscrive all’università di Ingolstadt e diventa ossessionato dall’utopia di dare vita alla materia inanimata, trascorre così dei mesi cercando di creare un essere vivente assemblato con parti del corpo provenienti da cadaveri.

Era già l’una del mattino, la pioggia batteva lugubre contro i vetri e la candela si era quasi consumata del tutto quando vidi quegli opachi occhi giallastri della creatura schiudersi, poi trasse un affannoso respiro e un moto convulso gli percorse le membra.

La creatura prende vita ma quando Frankestein vede il mostro muoversi fugge terrorizzato e la creatura fugge anche lei. Tempo più tardi riceve notizia della morte del fratello minore, è accusata dell’omicidio la governante della famiglia ma Frankenstein pensa sia il mostro l’autore del gesto. Alla fine lo incontra, ottiene una confessione. Non solo, però. La creatura ci tiene a raccontargli come si è sempre sentito: ha imparato a leggere, ha studiato l’umanità, ha aiutato una famiglia povera ma è stato tenuto lontano per il suo aspetto e si è sentito incompreso e spaventato per tutta la vita. Gli chiede di creare una compagna, sarà felice perché lei essendo come lui non lo disprezzerà. Frankenstein a malincuore accetta, l’opera sta per essere compiuta ma alla fine, preso dai sensi di colpa e dal timore di cosa potrebbero fare le due creature, la distrugge. Il mostro, ferito per la promessa non mantenuta, gli promette vendetta: uccide così l’amico Henry e Elizabeth che aveva appena sposato. Quando si mette di nuovo sulle tracce del mostro incontra Walton al Polo Nord, gli racconta la sua vicenda e vorrebbe continuare la caccia ma muore. Il mostro compiange la morte del suo creatore e Walton assiste al suo dolore e a quello per aver fatto del male. Gli ribatte però, che tutto è stato causato dall’odio immotivato degli uomini per il suo aspetto. Disceso dalla nave, si dirige verso nord lontano da tutti per sempre in attesa della morte.

Frankenstein è il moderno Prometeo: creatore e disobbediente a un comando divino. Mosso da ambizione si erge a ruolo di Creatore capace di dare la vita. La sua opera gli si rivolta contro, pena per aver superato i limiti. Finisce per perdere tutto, orgoglioso e senza pietà verso una creatura sola e invidiosa del genere umano.
La creatura creata ha le sembianze di un mostro, su di lui si riflette la paura per il diverso, la superficialità degli uomini. Il tema del doppio: Frankenstein e la creatura sono le due facce di una stessa medaglia, due esseri che hanno creduto di poter oltrepassare i limiti umani. Rappresentano anche due figure che esprimono il dualismo della nostra personalità e come il bene e il male possano essere parte di uno stesso individuo.
Da lettrice ho provato compassione per entrambi i personaggi, ho percepito la solitudine che li investe. Ho sperato che potessero comprendersi ma l’autrice ha degnamente rappresentato la loro fine inesorabile per quello che è il mondo reale.
Ho apprezzato la sua capacità di infondere in chi legge sentimenti diversi e che mutano: dalla riflessione alla comprensione fino alla non accettazione delle azioni peggiori per vendetta.
Così come ha dato spazio a valori come l’affetto familiare, l’amicizia e la generosità. Leggendo la biografia dell’autrice si trovano accadimenti come la morte della madre alla sua nascita e diverse disgrazie nel corso della sua esistenza che fanno pensare a come in questo romanzo l’autrice abbia, anche se forse inconsciamente, riversato diverse sensazioni provate in prima persona.

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