Lo scammaro avvelenato di Gabriella Genisi

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Quando vedi un personaggio letterario nella trasposizione televisiva puoi trovarlo distante o vicino all’ “originale”. Di solito evito di guardare un film se prima non ho letto il romanzo dal quale è tratto perché sono dell’idea di non voler essere influenzata, me lo voglio immaginare liberamente nella mia testa. Con le serie televisive mi rimane sempre più difficile aderire a questa mia abitudine.
Mi è accaduto con Le indagini di Lolita Lobosco, sono stata coinvolta come numerosi altri spettatori e nel frattempo rimandavo la lettura di uno dei romanzi di Gabriella Genisi. Poi, è arrivato un pacchetto. Un regalo.
Lo scammaro avvelenato è il romanzo che mi ha permesso finalmente di conoscere l’autrice.
La mia curiosità principale era proprio leggere, conoscere lo stile di scrittura, il linguaggio e poi vedere un po’ come avrebbe preso forma Lolita nella mia testa tra una pagina e l’altra.

È il 25 novembre e, anche se manca ancora un mese, a Bari il Natale è nell’aria. È tradizione, in quella giornata particolare, fare i panzerotti fritti, a quintali, da gustare preferibilmente di sera.
Tuttavia Carmela, la sorella della commissaria Lobosco insiste per prepararli a pranzo, sia per permettere anche alla loro madre di mangiarli, sia per farli assaggiare ad un illustre ospite del suo B&B: lo scrittore romano Enrico Fasulo che si sta trattenendo da tre mesi con la scusa di entrare nell’ambientazione del suo prossimo libro. Il caso vuole che proprio nella camera che occupa al B&B, appena due giorni dopo la panzerottata, l’uomo venga trovato morto e la causa sembra proprio essere l’avvelenamento. Unica sospettata è proprio la povera Carmela: il veleno pare infatti essere contenuto nei peperoni che ha usato per preparare lo scammaro destinato al malcapitato scrittore.
Quest’incresciosa situazione mette in difficoltà anche Lolita che, seppur esclusa dalle indagini, si adopera comunque per fare chiarezza. Tra questa situazione e le pene d’amore, la ritroviamo con tutte le sfaccettature che la contraddistinguono.

Questa la trama che a grandi linee ricorda una puntata della serie, ma avrò soddisfatto le mie curiosità?
Sì, lo stile dell’autrice è coinvolgente, pulito e sostenuto dalla combinazione di alcuni dialoghi in barese e il testo restante dell’opera.
Il ritmo è vivace, il linguaggio colloquiale.
Si tratta di un unicum che si tiene bene insieme e crea un legame speciale con il lettore.
La mia lettura si è protratta con la stessa piacevolezza di quando sono stata spettatrice, mi ha permesso di entrare nel mondo della commissaria Lo Bosco e dei personaggi che le ruotano intorno. Anzi, sulla carta Lolita mi è parsa ancora più umana, più vera di quanto sia già molto sincero il personaggio sullo schermo.

Per chi non la conoscesse Lolita Lobosco è un vice questore di polizia a Bari, sua città d'origine dopo un periodo trascorso al Nord Italia. Bella, sensuale e spavalda, brava in cucina e prepotente con i prepotenti. Il padre è scomparso quando era adolescente in un omicidio mai risolto e lei ha deciso di entrare in Polizia.

L’identità mediterranea è il punto di forza di Lo scammaro avvelenato, rintracciabile anche negli latri romanzi della Genisi. Strettamente legato ai ritmi delle tradizioni che si propongono nella quotidianità della famiglia di Lolita e ai momenti dedicati al cibo.
I panzerotti in particolare sono ciò ai quali Lolita non sa resistere. Lo scammaro dà il titolo al libro, un tipo di pasta che diventa protagonista del racconto e dove si cela la causa della morte della vittima.
Le tinte gialle di questo romanzo però celano un segreto. Sono state come una traccia che mi ha portato a finire la lettura del racconto e a trovarmi davanti ad altre pagine del volume che stingevo tra le mani con sorpresa.
Mi ero talmente goduta la lettura pian piano che non avevo sbirciato cos’altro c’era: un ricettario. Proprio così, il lettore trova tutta una serie di ricette di piatti nominati in questo romanzo e negli altri dagli antipasti fino ai dolci, passando per primi e secondi assaporando non solo il gusto ma l’idea di cimentarsi presto nel prepararli.
Così è stato per me. Così è accaduto che questo libro non è finito nella libreria sul ripiano dei gialli ma su quello di un mobile in soggiorno vicino ad altri libri di ricette. Un libro unico ancora di più per questo! Ve lo consiglio perché accontenterà tutti i lettori più golosi. In fondo cibo e libri rappresentano un connubio speciale da sempre.

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