E ALLA FINE SUCCESSE QUALCOSA DI MERAVIGLIOSO di S. Laredo

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Non potevo non chiudere il mese di marzo con la fine della lettura del libro che mi ha accompagnata in queste settimane. Oggi vi racconto come proprio ieri pomeriggio ho concluso la lettura di un libro che mi ha portata in Spagna, o meglio a Nuba, un paesino che si trova lungo il Cammino di Santiago. E alla fine successe qualcosa di meraviglioso è l’opera prima di un’autrice che scrive con lo pseudonimo di Sonia Laredo e che lavora nell’editoria spagnola mantenendo segreta la propria identità di scrittrice. Fin dai primi capitoli si intuisce che a scrivere sia una persona che sa come muoversi, gestire la scrittura, i personaggi e lo stile. Sonia usa molte metafore, si lascia andare a riflessioni e ha molta cura per i dettagli. Penso si sia immersa completamente nella storia con uno speciale, e inevitabile, legame con la protagonista che è proprio un’editor. Brianda è il suo nome. Ha successo nel lavoro ma di punto in bianco viene licenziata. In questo momento di sconforto si affida a un libro.

Durante la mia esistenza, i libri mi hanno più volte salvato la vita. Gli scrittori, vivi e morti, sono diventati i miei amici dell’anima, coloro che non mi abbandonavano mai, che mi parlavano quando nessuno lo faceva, dal loro cuore al mio cuore tante volte spezzato. Nel corso della mia vita, i libri mi hanno protetto dal fallimento, dalla depressione, dall’isolamento e persino dalla follia”.
Ne apre uno interpretando quanto letto, decide di partire alla volta della Spagna del Nord fino a giungere a Nuba dove resterà per un bel po’.
Conosce Lorenzo, il librario e inizierà a lavorare per lui, farà amicizia con altri del paese ed un giorno di pioggia in auto segnerà il suo destino facendole fare un incontro che alimenterà ancora di più quel processo di conoscenza di se stessa e di cambiamento che era già in atto in lei.

L’autrice affida la voce narrante alla protagonista e questo fa immedesimare ancora di più il lettore nella vicenda, sente ciò che lei prova, vede i colori che lei vede. In particolare quelli delle diversi stagioni.
Ho apprezzato infatti come la narrazione andasse di pari passo con il trascorrere del tempo e da come cambiavano le abitudini, l’abbigliamento dei personaggi all’arrivo dell’estate o dell’inverno. Era come essere in un diario quotidiano della comunità dalla quale Brianda pare non si voglia staccare più.
E alla fine successe qualcosa di meraviglioso si fa leggere, non nascondo che nella parte centrale ho rallentato e proseguito a fatica ma poi si è ripreso fino a regalarmi alla fine qualche tinta di un colore diverso da quello del genere romance. Il libro è un romanzo in cui l’amore è protagonista, l’altro, Thomas, colui che c’è e non c’è, appare e scompare e si muove come personaggio ambiguo sia per chi legge che per la stessa Brianda. O forse no, lei lo vedeva chiaramente. Ero io lettrice a avere più dubbi e domande su di lui.
Brianda sa e ad aiutarla a saper leggere gli altri sono gli scrittori che ha letto o che ha aiutato a pubblicare. Spesso fa riferimento al pensiero di scrittori importanti, a come loro reagirebbero in certe situazioni o cosa le consiglierebbero. La biblioteca è l’habitat perfetto per lei, scoprirete potrà fare tanto per un posto così bello a cui dare nuova vita e Lorenzo saprà rendersene conto. La rinascita della libreria è metafora della rinascita della stessa Brianda.

E alla fine successe qualcosa di meraviglioso è il secondo libro che leggo in questo periodo che ha a che fare con altri libri, dove come in una specie di matrioska i personaggi si raccontano in base alle loro letture, a quello che gli autori che hanno letto gli hanno trasmesso, insegnato nel corso della vita.
E alla fine successe qualcosa di meraviglioso per me ha il punto di forza in questo personaggio, funge da esempio per tutti noi, perché si lascia andare e vive il qui e ora. Ho pensato che vorrei essere come Brianda, al fatto che non sempre io ci riesca e di quanto non sia così naturale per me come lo è per lei. Magari è vero che anche nella difficoltà, come si ritrova lei all’inizio, si genera l’inaspettato che ci salva. Magar se glielo permettiamo.

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